venerdì 30 maggio 2014

Comunicato delle associazioni ambientaliste:

Legambiente, CROS Varenna, WWF
Abbiamo appreso dalla stampa che la Forestale di Como ha posto termine, mettendo i sigilli, alla lavorazione dell’impianto di frantumazione della pietra nella Riserva del Pian di Spagna.
Esprimiamo soddisfazione per l’azione a cui abbiamo dato il nostro contributo prima di tutto inviando, il 18 novembre 2011 a Carabinieri e Corpo Forestale una richiesta di intervento urgente per il blocco dei lavori, e successivamente con ripetuti interventi sulla stampa.


Non è questo l’unico attentato alla Riserva che abbiamo segnalato sul Libro Bianco 2013 presentato nel febbraio dell’anno scorso e scaricabile dal blog http://occhisulpiandispagna.blogspot.it/. Taglio selvaggio e incendio dei canneti, nessun cambiamento sostanziale nella gestione dell’attività agricola e dell’allevamento, del tutto simile a quello che si svolge fuori dall’area protetta con uso abbondante di sostanze chimiche che poi attraverso i fossi entrano nel circuito vitale dell’area umida e spargimento di liquami che desertificano i prati e finiscono nel lago aumentandone il livello di eutrofizzazione.

Anche la cementificazione e il consumo di suolo continuano. Sono in corso i lavori per la realizzazione della bretellina per bypassare il passaggio a livello all’incrocio tra SS36 per Chiavenna e la statale per Menaggio: 550 metri di asfalto sul suolo della riserva. Non si può tacere infine la ferita inferta ad una delle zone più delicate sulla quale abbiamo presentato esposto alla Procura di Como: la costruzione, consentita dal Comune di Gera Lario, di nuovi edifici vicino alla riva del lago tra la foce dell’Adda e il canale Borgofrancone, in area Ramsar (la convenzione internazionale per le zone umide), in fascia B del PAI, conseguenza anche dell’insabbiamento in Regione della variante al Piano di Gestione, approvata nel 2004 dall’Assemblea della Riserva che prevedeva l’inedificabilità totale di questa come di tutte le aree agricole in fascia di rispetto.

Ci auguriamo che la chiusura dell’impianto macinazione inerti sia un segnale di inversione di rotta per la vita della Riserva dove finora è prevalsa l’emulazione nelle astuzie contro le normative di protezione piuttosto che una gestione e un fare impresa che salvaguardi gli scopi per cui la riserva è stata istituita sviluppando agricoltura e turismo di qualità in accordo con i bisogni dell’avifauna e la conservazione della biodiversità di una zona umida preziosa.

Costanza Panella
rappresentante delle associazioni ambientaliste nella Comunità della Riserva

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